giovedì 5 maggio 2016

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "Immagine"

"Immagine"

Quel sogno ricorrente, quell’impalpabilità da stringere e poi l’odore che le restava nel naso per molto dopo, molto dopo il risveglio.
Serena si alzò sul letto di scatto. 
“Di nuovo”- disse chiedendo gli occhi-
Aveva lasciato le persiane aperte e c’era luce nella stanza, la prima del mattino. Ricadde giù sul cuscino.
“Le 6:30”-disse guardando l’orologio- “Domenica”-disse ancora sospirando- Dopo quasi trent’anni da mesi il solito sogno: potente, preciso, doloroso quanto invocato da tempo remoto. Non pianse, non disse più, non fece. Restò ferma nel letto, gli occhi al soffitto di travi scure. Di nuovo li richiuse, li strinse forte, come a voler trattenere, fermare, imprigionare, l’immagine sognata.
Risentii.
Il suo corpo sotto la camicia bianca che la stringeva, le sue mani le sue dita che le accarezzavano la schiena, l’odore della sua pelle, il suo sudore.
Distacco.
Il volto nel volto, i lineamenti precisi, il silenzio. Nessun suono nessuna parola. Solo contatto.

 Serena si alzò, un piede alla volta fuori dal letto con lentezza d’elefante. Infilò Le pantofole fuxia, indossò la giacca di pile sopra al pigiama, scese le scale del soppalco, si diresse alla finestra, la spalancò. Senza sedersi alla scrivania, senza mettere gli occhiali, accese il pc, attese che le operazioni di partenza fossero ultimate. Poi andò in bagno. Scese la scala di pietra, si fermò sul piccolo pianerottolo. Fragranza di caffè nella stanza. Il bancone della cucina era apparecchiato per la colazione: una tazza, una tazzina, la zuccheriera, la scatola di latta delle fette biscottate, la treccina accanto al bricco del latte di soia
“La colazione è pronta, vieni?…”
Scese gli ultimi quattro scalini, lo baciò, si sedette.
Giulio la accompagnò anche in quella giornata.

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