martedì 15 settembre 2015

Pit Stop per un compleanno

Ti guardo hai le tempie imbiancate e la chioma folta non lo è più da tempo, anche se la vera calvizie è ancora lontana. Solo...una leggera stempiatura, trascurabile per chi non ti ha visto in tutto il mio tempo. Perfino le sopracciglia unite tra loro da farti soprannominare dagli amici affettuosamente “ciglione”, si sono diradate staccandosi, prendendosi rivincita di unicità. Gli occhi, di cui m’invaghii, ora sono striati di rosse venuzze e due scure occhiaie li accompagnano, retaggio di tante notti mal dormite, di troppi pensieri all’appello, di responsabilità che si sommano, mentre la leggerezza e l’ottimismo che ti caratterizzava, svanisce. Stamattina hai emesso un suono di dolore, una contrattura alla schiena mi hai detto. Ti ho dato un antidolorifico per affrontare comunque la giornata, ti ho fatto un breve massaggio, prima che il quotidiano ti prendesse.
Dopo cena esausto ti lasci andare al divano, non perché tu sia un lavativo, ma perché tutto è davvero troppo da troppo tempo. Così di botto ti addormenti, di un sonno pesante, che finalmente mette a tacere ogni pensiero.
50 anni oggi. Se non fosse per la data anagrafica che non mente, nessuno penserebbe che hai mezzo secolo. Sei ancora discreto: “Nipote te tu fai come i’ vino, nell’invecchiare tu mégliori!” – ti dice zia Silvana ogni volta che ti vede- Io dico che sei sempre te ma un altro uomo rispetto a quello che conobbi trentaquattro anni fa: né migliore, né peggiore, solo un altro. E in fondo è quasi doveroso che così sia. L’evoluzione dell’io è importante, scarta la buccia, tiene la polpa.
In silenzio occhieggi al ciò che resta, con un po’ di nostalgia che non dai a vedere, se non a me che per numero di anni trascorsi al tuo fianco, non mi sfugge. Sul ciò che è stato e avrebbe potuto essere ti soffermi poco, non ami piangerti a dosso, quello lo faccio io e anche per te. Un sospiro giusto ogni tanto, come quando si vede il treno andarsene senza di noi dalla pensilina e dopo l’arrabbiatura per il ritardo, non resta altro che la rassegnazione in un sospiro. Della paura di non aver più tempo noi sei indenne nemmeno te, per questo mi dici e ti sforzi, nonostante le avversità degli ultimi anni, a cercare di vivere con maggior leggerezza. “Che c’è” ti domando, quando ti vedo avvolto da un’assenza che non ti appartiene. “Nulla” rispondi, In quel nulla certe volte ti lasci andare alla lacrime. Solo io lo so. Guardo le coppie nei loro anni messi insieme, si sorreggono con gli occhi, si tengono ancora per mano, fanno brevi programmi o non ne fanno per paura. Hanno scalato montagne, guadato fiumi in piena, hanno ripreso fiato e maledetto il giorno in cui si sono incontrati, hanno toccato quel che resta se uno dei due manca.
Mezzo secolo, cosa vuoi che sia? Un altro mezzo almeno da dividerci in due…
Tua moglie 



Nessun commento:

Posta un commento