sabato 23 agosto 2014

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "Devi sapere..."



 "Devi sapere..."


C'è sempre un "terzo" quando una coppia vacilla, va in collisione, sfilaccia la tela intessuta. Non per forza deve essere un altro uomo o un'altra donna. Ma quel terzo elemento fa la differenza. Se penso a Lui penso prima al tramonto, a suoi colori accessi che sfumano in sera, che ti fanno fermare ad osservarli ogni volta perchè ogni volta mutano. Lui non è che un mezzo per porre la mia attenzione su quei tramonti troppo spesso ignorati. Se davvero mi fermassi con Lui, se davvero riprendessi la vita da dove Lui me la riconsegna, forse mi perderei la magia dei tramonti. La mia vita è stata quello che ho saputo o non saputo costruire, ed Andrea era ed è quello che sapevo che fosse. Non posso incolparlo di non darmi ciò che cerco, non ha mai avuto la pretesa di farlo. Ci siamo condotti l'un l'altro senza accorgersene, ci siamo lasciati condurre senza farci troppe domande, andava bene così, ci bastava. A lui basta ancora, a me no. Ecco, qui sta la differenza. Io mi fermo ad osservare il tramontare del giorno, il sole che sparisce dietro l'orizzonte, fa perdere le tracce. Domani tornerà di nuovo, sorgerà dallo stesso punto, lascerà la scena medesimo. L'intensità dei colori, quella cambia. Basta una nuvola, un alito di vento, una pioggia che ha scrosciato un attimo prima perché l'impatto visivo muti. La differenza tra me Lui e Andrea?...Semplice, con Lui ho condiviso questo impatto, con Andrea ho dato per scontato. E' da questa scontatezza che devo ripartire, perché la tela torni intonsa, perché ci sia storia nuova da raccontarsi ancora.
Lui è un mezzo, i tramonti sono il fine. Il mio, il nostro...

Il cielo prende la via del tramonto. Sono qui per questo. Il terrazzino, la sdraio comoda e i pensieri, tanti, che come il sole vogliono andarsi a nascondere tra le nuvole. Mi si riempirono gli occhi d'arancio. L'arancio non è il rosso che accende l'anima, ne il giallo che la mette in attesa. Sta nel mezzo l'arancio, meno dirompente del primo, più convinto del secondo, in uguale misura.
Respiro con rumore su questo passaggio di giornata, la quiete del momento però mi pare troppa. Con scatto da fanciulla mi alzo, metto un cd nello stereo, mi verso succo d'ananas nel bicchiere. Sprofondo di nuovo nella sdraio.
"Devi sapere, lasciar la tavola, quando all'amor non servi più, alzarti con indifferenza, mentre in silenzio soffri tu..."-canta Charles con quel suo timbro inconfondibile e il suo accento italiano quasi perfetto
"...celar le pene e mascherare il tuo dolor, tenere l'odio in te nascosto e aver l'inferno in fondo al cuor..."
"...ma l'amo troppo ancor, e dirle addio non so..."
Un'altra voce, calda, intonata, appesa a un filo di emozione in crescita, canta ora su quella di Aznavour...


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Foto di Marco Galeotti




                                     

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