venerdì 11 aprile 2014

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "Matta, Marta..."



 
"Matta, Marta..."




Mi do un'occhiata d'amore allo specchio. "Marta, Marta Marta" mi dico con voce ferma, impostata, da navigata attrice. Me lo dico osservandomi tutta partendo dagli occhi, che dal verde di un giorno in sole, possono andare nel grigio di uno in pioggia. Poi mi guardo la bocca, così morbida, così elastica, quando pronuncia suoni in inglese, quando canta le sue canzoni. Mi allontano un poco, devo osservarmi il busto, controllare se il mio seno sta sempre in una coppa, se ho messo su qualche chilo e se le gambe son sempre nervose, toniche, buone per accompagnare in danza il canto. Mi piaccio ancora e mi sorrido, scosto con gesto da diva la ciocca riccia dalla fronte tirata, mi soffio un bacio al mio volto in specchio.
"Matta, matta matta" e questa volta è con tristezza e ferocia che pronuncio.
"Matta di che?" continuo solo a mente, in silenzio, col viso in lacrime. "Di inventarmi una vita perché la mia mi è insopportabile? Di lasciar che credano che è così che sono perché non voglio consegnarmi davvero?... Matta, perché in un passato mai andato nessuno ha saputo instillarmi il seme del credermi un qualcuno, un’entità speciale, un riconoscermi unica per ciò che “io” sono, tu sei, egli è… Non basteranno i giorni dati in dotazione per trovare le risposte, per darmi spiegazioni.
Sciacquo la faccia in pianto, metto una goccia di collirio negli occhi arrossati, ho in’ immagine da mantenere io, metto un sorriso di rossetto sulle labbra in tremito. Nel pomeriggio riprendo le prove per il concerto. Le ragazze, le mie fide, hanno detto che tra il pubblico ci sarà un impresario di spicco, magari ci scappa un contratto da favola, una tournée in giro per l'Europa. Non voglio allontanarmi troppo, qui ho affetto, stima e medicine programmate per "sentirmi"...


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