domenica 2 febbraio 2014

Pit Stop "E fuori il mondo continua il suo aspettare..."


"E fuori il mondo continua il suo aspettare..."

Il mondo aspetta fuori, tra marciapiedi ingombri di facce e passi, tra serrande troppo aperte, tra rumori inutili, vapori nauseabondi. Questo è un paese di vecchi, che serrano l'uscio al tramonto, non hanno animali ad ascoltarli, ad accompagnare con un abbaio o un miagolio, frasi di solitudine ad alta voce esternate. Non suonano più i campanelli dei vicini per farsi una partita, un caffè d'orzo, una ciancia su un qualcuno da fargli cappotto. Uno schermo una tastiera, la luce fredda delle immagini che scorrono, parole d'inchiostro che si "linkano", si "copiaincollano". Il sangue sta lontano, oltre l'Oceano, ad inventarsi una vita possibile, e i nipoti non si mettono in cerchio ad ascoltare il passato aneddotico dei nonni, solo una video chiamata ogni tanto, per quel tempo che basta, per una breve "chattata", per poi congedarsi con uno: "Scappo a presto".
Al mezzo secolo io mi avvio. Per ciò che mi serve la tecnologia mi ha preso, ma il comodino strabocca di libri di carta, di pagine da sfogliare. Mi fa bene la scrittura, mi consegna, mi tiene legata a chi legge. "Che sarà, che sarà, che sarà..." -dice una vecchia canzone"-
Il pomeriggio di festa si srotola, le dita battono sui tasti. Vado a immaginarmi l'anziana che sarò...

E fuori il mondo continua il suo aspettare. Ci leggiamo attraverso lo schermo, provando a immaginarci le effigia dell'altro, osservando una piccola foto posta alla sinistra della pagina. Ci compiaciamo dell'esser letti, "notificati" "piaciati". Le frasi si rincorrono sul foglio virtuale, vanno a comporre pensieri, si accoppiano dando vita a una storia: la nostra sotto mentite spoglie. Ognuno ha un suo pezzetto da narrare, da mettere in rete, da dare in comodato. Una sorta di godimento nel fare tutto questo ci accomuna, e il mondo, fuori, resiste e aspetta. Mi si fa giovane il cuore (per fortuna), quando penso a ciò che di me tra le righe dopo tanto tempo, torno a lasciare. E' una sorta di testamento in inchiostro, che ad ogni parola messa in fila si rinnova, si riscrive. Un paese di sognatori, vecchi forse, giovani al sentire. Nelle stagioni sancite da date di nascita, stanno in attesa i desideri del mondo, sui marciapiedi si muovono, di rumore si assordano, di odore si avvolgono...


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