lunedì 10 febbraio 2014

Pennellate di parole..."...non come mi dipingo..."



 
Excursion into Philosopy Edward Hopper collezione Privata



"...non come mi dipingo..."


 
Che poi non sono come mi dipingo. Sono peggio. Di quel che peggio che solo che ti ha partorito può accettare senza condizioni. Mi manca, mi mancherà sempre, ma nessun pezzo di me andrà con lei, con mia madre. Non ho ancora pensato a cosa farò scrivere sulla sua lapide, se troverò a scadenza fissa il tempo, la volontà, per omaggiarla. La morte così da vicino non mi aveva mai sfiorato. Rimango senza donne nella vita. Quelle da una sera non fanno testo. Dovrei mettere testa e uccello a posto, me lo ripeto almeno una volta all'anno, mentre almeno due volte a settimana annego i buoni propositi nel bicchiere.
Ora mi lascio andare al sonno, ho la mente che bolle, la bocca impastata, il corpo acquietato.
Strano. Ma così pare che sia. “Non ho voglia di vivere” questo non lo dirò mai! A qualcuno piacerebbe, a gli stessi che mai mi festeggiano, che mai compongono il mio numero per sapere che cazzo combino. E allora io vivo e sono vivo, e ora ho il fucile tra le mani, lo guardo, lo annuso, per sentire se nella canna è rimasto un rimasuglio di polvere da sparo, da svegliarmi le narici, da mettermi voglia di caricarlo ancora. Nudo in mezzo al salotto il fucile in mano, miro al mio riflesso nel vetro della finestra. Con l'immagine di me stesso in quella posa nudo, mi eccito. Mollo il fucile, mi stendo sul divano, mi godo. Sono solo ormai, e non devo più aspettare che mia madre esca, o rintanarmi in camera o nel bagno per sollazzarmi. Tutto mi appartiene, io appartengo al tutto, e in quel silenzio che solo adesso forte percepisco, chiudo gli occhi, gemo piano. Quando ritorno alla stanza provo freddo, commozione. Ho bisogno di vestirmi, ho bisogno di mangiare. Come bestia ferita mi copro, mangio.


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