venerdì 7 febbraio 2014

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "...fanciullo..."



"...fanciullo..."
"I clienti la aspettano nel suo ufficio, si comporti bene!"- aveva detto Petra- Quel: "si comporti bene" mi risuonò nelle orecchie come un monito
affettuoso, di quelli che dispensano le madri quando lasciano i figlioletti alle feste di compleanno. La guardai, la trovai splendida. Il ruolo di mamma le s'addiceva. Dall'ufficio giungeva un brusio inusuale, un chiacchiericcio acceso, delle risate sguaiate. Incuriosito e anche un po' impaurito aprii la porta...

Con la bocca sporca di cioccolato, I Fratelli Bertelli della SIGET s.n.c. (clienti da sempre), erano impegnati tra di loro a scambiarsi figurine dei Pokemon. Giampiero Cresci, amministratore delegato della stessa, giocava a Monopoli con Raffaella Valenti e Sergio Ciappi, rispettivamente segretaria l'una e dirigente l'altro. Appena l'allegra brigata si rese conto della mia presenza, piombò il silenzio, e per una frazione di secondo che mi parve un'eternità, sentii addosso tutta la stranezza di quella situazione. Poi ognuno tornò al suo gioco come fosse la cosa più normale da farsi. Fu allora che vidi sulla mia scrivania, una miriade di lego colorato dalle dimensioni più disparate, dove quelli di colore rosso padroneggiavano. Petra bussò alla porta e senza attendere risposta entrò con album da disegno, tempere e pennelli. 
"Per prima cosa- dissi fra me e me- costruirò l'hangar, poi se mi rimane del tempo l'aeroplano che ci va dentro, altrimenti finisco domani..." Pioveva forte quando lasciai l'ufficio, mi dispiacque che l'auto fosse nel parcheggio sotterraneo del palazzo, avrei voluto bagnarmi andando a prenderla, infilare le scarpe nelle pozzanghere, lavarmi di pioggia il viso. Sopperii a quel dispiacere lasciando il finestrino lato guida mezzo aperto. Pioveva a vento, nel verso giusto, e non ci volle molto perchè la manica della camicia mi si inzuppasse e anche il sedile e il gambale sinistro dei pantaloni. Poi, lo chiusi. C'era rumore nell'abitacolo: di condizionatore acceso, di tergicristallo in funzione, di radio in musica. Avevo bisogno, necessità, di rimare ancora un poco nel caos. Mi sentivo imbambolato, come quando la mattina poco prima della sveglia si fa l'ultimo sogno, ci si alza ancora in balia delle immagini, dell'atmosfera, che quello ci ha lasciato.

"Sono tornato"!. - dissi ad alta voce chiudendo la porta di casa, buttando la ventiquattrore sulla sedia dell'ingresso- 
Carla con Andrea in braccio mi venne incontro, la baciai con trasporto, presi in collo Andrea stringendolo forte.
"Com'è andata oggi?" - disse Carla avviandosi verso la cucina- 
"Una giornata...FANTASTICA!!!- come fanciullo risposi...-




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