domenica 26 gennaio 2014

Storie collettive Da 20lines "Camilla"


"Camilla" storia a quattro mani di Barbara Villa Mastropierro e Giovanna Vannini
 

Mi piacciono i minuti prima del suono della sveglia, sembrano interminabili e brevissimi allo stesso tempo.
Adoro il profumo dell'erba appena tagliata e i fiori che curavi con amore.
Mi piacciono le sensazioni che si respirano le ore prima di un concerto.
Mi piacciono le mille contraddizioni di una città come Milano.
Amo le serate passate al muretto con gli amici a raccontarci sogni.
Adoro i dolci di Nonna Adele, le fossette che nascono sul viso di Andrea quando sorride e gli abbracci stretti di papà.
Quel rigore sbagliato che ha cancellato un sorriso, e il gol all'incrocio dei pali che vi ha riportato in paradiso.
Amo la mia chitarra e la tua musica, il suo cane e gli occhi di Carlotta.
Adoro le scorribande con le ragazze, i segreti raccontati alla luna e i suoi tiri da tre.
Adoro le mie inseparabili All Star verdi, ritrovare i tutù di Carlotta buttati sotto cumuli di cose vecchie
e poi ... Luci a San Siro.”
 
Mi piaci Camilla.
Mi piace il tuo modo di trattare la gente: con dolcezza e simpatia. Adoro le smorfie che fai quando mangi l'insalata e c'è troppo aceto.
La tenerezza nei confronti degli animali e la tua passione per la musica.
Mi piace la tua carnagione color luna, il naso che si arriccia quando ridi, il tuo sorriso sbarazzino. Le lentiggini che ti rendono buffa e simpatica, i capelli ricci perennemente spettinati, la tua risata rumorosa, particolare e coinvolgente.
E i piedi Camilla? Quelle dita strane che detesti, io le trovo bellissime, perché tue.
Ti amo Camilla perché sei bella e socievole, intelligente, brillante, esplosiva. Dolce, altruista e fantasiosa. Ti amo perché nei tuoi occhi ci vedo il mondo, il nostro.
Amo anche i tuoi momenti di follia, quando svalvoli se qualcosa non va come dici tu. Quando piangi davanti alle immagini di Bambi e quando le tue dita pizzicano le corde della chitarra. Adoro i tuoi capricci, quando metti il muso e quando ti perdi nel mio abbraccio.
Camilla tu mi piaci. Ancora non lo sai, ma un giorno ti sposerò.
 
Camilla non sa, nemmeno immagina, cosa cela un cuore in fermento, cosa sono capaci gli occhi e l'anima insieme a dar vita. In fondo lei si basta, si coccola, si lascia e si riprende, accarezza le sue imperfezioni, sorride alla sua volubilità. Se così non fosse non avrebbe chi l'ama in silenzio, chi da lontano l'annusa, chi del suo volto trattenendo il fiato, ne studia le smorfie.
Camilla sa di giorni intensi, di ore strappate alla fretta, di cioccolata calda bevuta in chiacchiere con l'amica fidata, nel solito bistrot, alla medesima ora, nello stesso giorno, da quando gli impegni di ognuna le hanno portate troppo lontane.
Quando arriva la luna d'estate, Camilla si siede sull'erba, ha sempre un prato vicino ad accoglierla, una coperta con lei da stendere, ed il naso all'insù al firmamento...

Resto nel limbo per ora. Di lei so, ma non abbastanza per conquistarla con le labbra in riso, con un battito di ciglia, con un soffio di parole. Con Camilla la magia non può mancare, gliela devi consegnare come dote, mantenergliela nel tempo, farne ore di vita. Me la renderà con gli interessi. Ancora non lo sa, ma il nostro dare e avere è già in attesa. Intanto mi preparo, seguo i suoi passi, studio i suoi malumori quando mette il cappello. Ha la faccia lavata di sapone al mattino e la chioma arruffata quando a sera rientra, sembra un gatto giramondo che sempre fa ritorno.
Io?... Io non mi specchio, quasi non mi vedo, solo il necessario per mantenermi sano in corpo e in testa per quando avverrà contatto. Le giornate mie nelle sue scandiscono, armoniose passano, piacevoli si rammentano...

Andrea non lo sa, ma se lui non ci fosse la mia vita sarebbe un po' più complicata. Con chi potrei parlare dei miei malumori, delle paure, della tristezza quando mamma fa capolino ancora nei miei pensieri? Sono passati anni e tutti pensano che io sia felice, che non ci penso.
Sono felice, ma ogni tanto lei torna prepotentemente nelle mie giornate. Non lo dico a nonna e a papà per non farli preoccupare e a Carlotta per non renderla triste.
Sono solo dei momenti. Piccoli attimi di malinconia, frazioni di esistenza in cui le domande mi sbattono l'anima. Ma poi la vita mi riporta al presente e allora sorrido. Non è poi così male.
Con chi potrei parlare dei miei successi? Con chi ridere, scambiare sogni e incastrare la vita?
Andrea. Lui c'e' sempre stato.
Andrea è più di un amico, di un fidanzato, anche più di un marito. Andrea è Andrea.
L'unica anima capace di entrare in sintonia con la mia senza parlare. Con piccoli gesti, sguardi che entrano e restano. Presenza, costanza, affetto, complicità. Da sempre.
Lui ancora non lo sa, ma vorrei che non se ne andasse mai.
Un giorno glielo dirò.

Avevo aspettato a introdurmi in queste righe. Sapendo la fine volevo aspettare che da soli vi arrivassero, per diritto di protagonisti, perchè il mio compito non sta nello svelare. Senza rumore da sempre li osservo, ascolto il loro muoversi nel mondo, li vedo insieme anche quando non lo sono. Di quello che si scambiano tengo il succo, scarto la buccia. Gliene farò dono un giorno giusto, di quelli che sanno il loro ruolo, di quelli che nascono apposta.
Andrea, Camilla, tutti e due in attesa di contatto, da tempo nell'anima avvenuto, da troppo nei corpi trattenuto. Ci vorrebbe un passo, uno solo, perchè le mani si scambino calore, la bocca saliva. Io provo a condurli col pensiero, che di amori incompiuti più non vuole. A loro il grosso del lavoro, che dell'innamorarsi è solo inizio...

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