sabato 1 settembre 2012

Pit Stop "Caos"


Caos

Mi guardo intorno, regna il caos. Non avrei mai pensato di riuscire a vivere nel caos. Avevo tanto di quel caos dentro di me un tempo, che mal sopportavo quello che intorno poteva anche solo accennarsi. Ora, osservo il caos. Ci sto dentro, non mi da fastidio, ci traccheggio, quasi lo centellino perché rimanga ancora. Non posso più arrabattarmi e affaticarmi come in quel tempo neanche troppo lontano. Osservo, passo, mi siedo. Mi siedo spesso davanti al pc, nuova fissa postazione pronta all'uso. Prima non era così, prima di postazione ne avevo un'altra: ferro ed asse da stiro. Sempre racconto, che acquistai la casa dove abito, proprio perché c'era una piccola cantina, rifugio di faccende domestiche, rifugio ad uso e consumo della mia smania di ordine e pulizia. Un’altra postazione fissa ora mi appaga. Scrivania e computer, pagina facebook sempre aperta, Firefox sempre aperto, word sempre aperto. Il corpo mi invia segnali precisi, i sensi di colpa stanno a riposo.  E' qui che voglio stare quando sono lontana, è qui che mi rifugio ogni volta che sento impellente il bisogno di battere i polpastrelli sui tasti. Ecco, ci sono, ho bisogno, ci sto.
Un senso di fatica fisica mi assale, quando troppo ho già dato per l’ordine da mostrare al mio occhio. L’ordine da qualche tempo l’ho fatto all'interno del mio involucro. Ancora non è perfezione. Ancora qualche cosa non è al posto giusto. Per sempre mi rifiuterò di metterla a dovuta dimora. Aspetto. Mi sento così menefreghista quando sto qui seduta e la mano corre veloce sui tasti. 

Mi guardo ancora intorno: caos. Lo guardo questo caos e non mi dà più noia, ci posso convivere. Quando tornerà l’ordine tornerà l’ordine. Ora c’è il caos, prendo il caos. Potrebbe essere un alibi che mi son costruita perché l’io dell’oggi non ha voglia di imbattersi in lavori domestici. Potrebbe. Se è sia. Il senso di colpa tace. Sto scrivendo per me. Queste non son cose che si scrivono per altri. Solo per se stessi. Mi riesce meglio scrivere per me che per chi dovrebbe leggere. Non andrò lontano. Il lato biografico  prende il sopravvento, si fa spazio a gomitate, non si mescola con la fantasia, rimane solo, in attesa. Il romanzo e il romanzare latitano, finché l’esaurirsi del dentro di me non avrà trovato la sua via d'uscita.

L’occhio riguarda intorno: caos. Qualcosa nelle prossime ore, nei prossimi giorni tornerà al suo posto. Il tempo che ci vorrà, il tempo necessario. Io, aspetto. Aspetto che il caos si ritrasformi in ordine sparso. Il dentro del mio involucro vive bene anche così, il dentro contenuto si adegua a questo sereno stato emozionale. Rimango davanti alla tastiera, le dite battono sui tasti, le battute si susseguono, le parole si formano, le frasi prendono vita. 
Mi assento, il caos mi reclama.


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1 commento:

  1. Queste parole potrebbero essere le mie: anch'io da due anni vivo nel caos, mi appartiene ormai.
    Grazie Giovanna.

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