martedì 4 settembre 2012

Impressioni in penna "Lucia e la sua arte in...cocci..."

Le mie “impressioni in penna” nascono dal desiderio di far migrare nella scrittura quello che l’anima ha visto, digerito, rielaborato. Perché a modo mio resti…


"Impressioni in penna" della Mostra di Lucia Menchini “Lucia mosaici” presso 3R riciclo risparmio, riuso a Firenze

Lucia, e la sua arte…”in cocci”…

Sono unici i “cocci” di Lucia, sono “cocci d’arte ”, riuniti, incastrati, incastonati, non a caso, con quella sapienza e quella poesia, che solo un animo sensibile come il suo, può far migrare da quello alla mano maestra.
Ogni pezzetto ha la sua storia personale, un passato prossimo o remoto, una famiglia originaria, in cui per anni ha assolto fedele il compito assegnatogli. Perché tutti i pezzetti che giungono a Lucia, provengono da materiali di riciclo e all’interno delle sue opere, delle sue composizioni, si rianimo, si reinventano; di colore, luce, tratto.
Mosaici? Banale forse, “Ceramiche in dipinto” ecco! Almeno io lo preferisco!
Uniche, di forma e di genere. Frammenti tondeggianti o appuntiti che guidati dall’idea già bene impressa nella mente, sotto i polpastrelli di Lucia si trasformano, mutano, ritrovandosi all’interno di uno spazio designato, vicini e complici, simili e contrari, specchi e alter ego di se stessi.
Prospettiva, profondità, tra la luce e l’ombra dei cipressi che svettano al di sopra dei magici cocci messi di taglio, sovrapposti quanto basta per creare il movimento collinare, per dare respiro, ai declivi in lontananza.
Anziane scodelle, sbeccate ciotole, sono le vele gonfie di vento di libeccio, che spinge le barche in mezzo al blu, di un mare piastrella piscina dismessa, carezzato da onde di greche, che un dì adornarono cucine in muratura.
Sta in un “vassoio da portata” il Giglio di Firenze, nel suo colore fedele, staccandosi dal fondo di bianchi e di azzurri, mentre due pezzi con manico così simili tra loro da supporre che provengano dalla solita zuppiera, lo racchiudono; in alto, in basso.
Niente di tutto quello che pare è a caso, ed è, un caso. Ma un arte studiata, elaborata, vissuta dall’artista prima dentro e poi fuori nei minimi dettagli. D’improvvisato non c’è che lo stupore disegnato sul volto di chi a quell’arte, ci si trova davanti.
Provate a fermarvi ad ammirare da vicino un lavoro di Lucia Menchini e poi dopo un poco allontanatevi; ne carpirete le sue due anime racchiuse.
La prima è quella del particolare, del dettaglio, della scelta attenta e ponderata del pezzo, che come il tassello di un puzzle in divenire, da vita alle ceramiche dipinte.
La seconda è quella dell’insieme, quella che porta, che conduce, oltre ciò che l’occhio vede, dentro ciò che l’istinto sente, e che l’artista a modo suo ci rimanda, per via di quel legame sottile e misterioso, che lo lega speciale e diverso ad ogni opera.
E’ per me nelle due “tele” astratte, che meglio vedo svelarsi le due anime di Lucia; cocci d’arte elicoidali bianchi, neri, specchio, “fermati” al loro interno dal centro/frammento di coperchio teiera; invito silenzioso alla scoperta, alla voglia di far avvicinare la mano al pomello e… alzare, rimanendo in attesa di scoprirne sotto nuove magie.
Mistero d’artista? Mistero di Lucia?...Suo, segreto, giardino. Amorevolmente i cocci d’arte si fanno da lei raccattare, catalogare, accumulare, e a lei fiduciosi si consegnano per esser trasformati, diversi e unici a seconda della giornata, del momento, del suo sentire. Con la stessa bravura e maestria dettata dalla testa, dal cuore e dell’anima, Lucia mai li delude… 
 

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