giovedì 6 settembre 2012

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "Coupe de théatre"




Coupe de théâtre


Non era domenica per Madame Geraldine se un mazzo di fiori freschi non adornava il centro tavola del suo soggiorno. 
Tutte le domeniche con abiti sobri sempre in armonia con le stagioni e le sue temperature, Geraldine usciva di casa per recarsi alla messa delle nove. Al rientro puntuale si fermava in Place Pasteur, al negozio di fiori e piante di Madame Babette, amica e fiorista di fiducia. Per non rischiare che colori del mazzo cozzassero con quelli della tovaglia di turno, cosa inaccettabile per lo spiccato senso estetico di Madame Geraldine, Babette chiamava l’amica tutti sabato sera, per prendere in merito accordi. Poche parole bastavano perché le due si capissero: 
“Domani quale?” diceva l’una senza bisogno di presentarsi. 
“Quella azzurra chiaro con ciliegie ricamate” l’altra rispondeva. 
Soddisfatte insieme riagganciavano. 
Quello dei fiori non era che uno dei riti delle domeniche di Madame Geraldine, sessant’anni compiuti, sposata da quaranta con Monsieur Roland, un diploma di maestra abbandonato in un cassetto, due figli, quattro nipoti, una vita devota dedicata agli affetti. 
Al trillo della sveglia puntata sulle 7, Geraldine alzava di scatto la testa dal cuscino, nonostante i numerosi bigodini gliela rendessero pesante e per non disturbare il sonno del marito che per un’altra mezz’ora si protraeva, nel buio totale infilava pantofole e vestaglia. Seguivano; pipì, rimozione dei bigodini, preparazione in cucina del caffè espresso che serviva a letto a Roland. Mentre questi sorseggiava, Geraldine apriva la porta di casa, raccoglieva il giornale che il portiere Bastien lasciava sul pianerottolo nel giorno di festa e, glielo portava. Poi con spazzola e pettine a coda trasformava le forme lasciate dai bigodini in onde vaporose un po’ fuori moda, un velo di cipria, un ombra di rossetto e usciva. 
Ma…

Un sabato sera di una primavera diversa dalle altre, un forte temporale mise in avaria i telefoni delle zona, facendo saltare la chiamata tra Babette e Geraldine nell’incomunicabile sconforto di entrambe. 
La domenica mattina la sveglia, in servizio dal viaggio di nozze, esalò l’ultimo trillo con un ora di ritardo e a causa di quello le forme dei bigodini sotto i pochi e frettolosi colpi di spazzola, solo si trasformarono in riccioli stretti. 
Nell’indossare di fretta la gonna del completo, la cerniera si ruppe ma il forte ritardo accumulato fece uscire lo stesso Geraldine con quella rotta, non avendo tempo e testa per trovarne un’altra che ben s’abbinasse al capo di sopra. 
Intanto dalla camera Monsieur Roland continuava a mugugnare senza sosta, perché in quella improbabile e inconsueta domenica, la moglie non gli avrebbe servito a letto l’espresso, né portato il giornale.

Quella domenica mattina Monsieur Akahito aveva scelto il caffè “Chez Armande” per consumare il suo petit-dejeneur, proprio davanti al negozio di fiori e piante di Madame Babette. Con modo elegante intervallava il sorseggiare del suo cafè au lait, al mordere a fior di labbra un fragrante croissant. 
Poi, la vide… 
Arrivare trafelata i riccioli scomposti, asciugarsi con il dorso della mano il sudore della fronte, entrare con aria affranta nel negozio di fiori. Senza mai staccare lo sguardo Monsieur Akahito attese che uscisse. 
Uscì. 
Tra le mani stringeva un mazzo di fiori color arcobaleno, sul volto l’espressione di chi ha fretta senza averla davvero, accingersi ad attraversare la piazza. Un auto passando veloce le schizzò ciò che rimaneva sull’asfalto della pozza lasciata dal temporale. 
Desolata nel vedersi la gonna bagnata e sporca, i fiori le caddero di mano. Non fece in tempo a prender confidenza con quel disastro che Monsieur Akahito le raccoglieva il mazzo e la confortava con gli occhi. 

Li hanno visti una domenica di luglio a Capo Nord, mentre abbracciati bevevano caffè nero bollente, aspettando il sole di mezzanotte… 
  
Copyright tutti i diritti riservati ©  (Menzione d'onore al Concorso letterario del Club Dino Ariasetto 
 di Bardonecchia)


foto di Alessandro Fontani
 

 






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